Storia


La sua fondazione è da collocarsi tra la fine dell'IX e gli inizi del X secolo come attesta il già citato documento rinvenuto dal Capasso dell'anno 932 e i successivi che si susseguono numerosi dal 945 al 1132. Se poi si ritiene giusta la riflessione dell' Ignarra, secondo il quale corpo di S. Atanasio nel suo peregrinare verso Napoli, all'altezza del Clivio, sulla Via Transversa, fu deposto nella chiesa del Beato Pietro, "posuerunt sanctissimum corpus in ecclesia Beati Petri-Fortasse quae hodie est S.Petri ad Paternum", l'origine della chiesa sarebbe addirittura anteriore all'anno 877. La Chiesa nasce e si dota di un certo patrimonio secondo il sistema giuridico delle "chiese proprie" che si sviluppa su larga scala anche in Italia, a partire dall'VIII secolo. La Chiesa alle sue origini è proprietà del ricco Sergio figlio di Costantino, che le dona un moggio di terra nel 932, passa a Pietra figlia di Campulo e moglie di Stefano, alla quale il presbitero Leone promette di risiedere in loco, di officiare giorno e notte e di consegnarle a Pasqua e a Natale una parte delle offerte dei fedeli. Nel 1088 la chiesa compare sotto il patronato del monastero bizantino dei S.S. Sergio e Bacco Pochi anni dopo passa sotto il monastero di S. Sebastiano, e quando questo monastero dai Basiliani passa i Benedettini e poi ai Domenicani ad opera di Martino V, segue la stessa sorte e finisce alle dipendenze delle monache di S.Pietro a Castello, infatti. La nomina del Rettore della Chiesa viene visitata dai legati del Card. Francesco Di Capua, Vincenzo Quarrimanus. La Struttura della Chiesa appare molto più piccola di quella attuale; viene segnalato il solo altare maggiore con una custodia di legno dorata e a poca distanza il fonte battesimale ricavato in pietra di marmo, un ciborio per custodire gli oli sacri e una sola cappella " del Corpo di Cristo" dove è costruita fin dal 1522 una confraternita con Bolla Pontificia di papa Paolo III. E' probabile che si tratti dell'antica Chiesa bizantina del IX secolo dal momento che viene, già allora, definita: "venerabile et antiqua". Nel 1674 la Chiesa subisce sicuramente un primo ampliamento e alcune radicali trasformazioni in quanto dietro l'altare maggiore c' è un coro , al lato la sacrestia vicino alla quale un quadro della Madonna delle grazie, all' ingresso il Battistero con una tela raffigurante il Battista, un altare dedicato S. Biagio. Sempre a sinistra il campanile con due campane e un orologio e un orologio con la sua propria campana; sullo stesso lato la cappella del Corpo di Cristo e Rosario separata dalla Chiesa da un cancello di legno e con una sua propria sacrestia, dal corridoio del campanile si raggiunge l'organo e la casa del parroco. Dal 1717 al 1743 la chiesa subisce nuove radicali trasformazioni fino ad assumere l'attuale struttura; infatti; se a seguito del terremoto 1649 una parte viene " sfabbricata e la chiesa si amplia e si allunga", le cappelle diventano sette, si innalza la poderosa cupola e si costruisce la nuova sacrestia, e sul finire del secolo si crea anche il nuovo campanile. Nel 1772 la Chiesa vive l'evento straordinario del miracolo Eucaristico. Le ostie consacrate, miracolosamente rinvenute, vengono custodite in preziosa teca d'argento, nell'altare a destra del presbitero in un tabernacolo appositamente per contenere la teca, molto più alta normali pissidi. Di recente, purtroppo, la teca è stata rubata ma il tabernacolo si può ancora ammirare. Oggi l'edificio sacro si presenta ulteriormente trasformato dopo i restauri voluti, all'inizio del secolo da Mons. Franceso Barbato e completati nel 1927. La facciata esterna, preceduta da un ampio spazio rettangolare circondato da una robusta cancellata in ferro, presenta ai lati della porta d'ingresso due statue in stucco dei Santi Pietro e Paolo: nel secondo ordine, al centro, la statua del Redentore, gli stucchi intorno all'arco della nicchia sono settecenteschi. Un frontespizio retto da due colonne di marmo bianco con capitelli corinzi costituisce un ottimo motivo architettonico decorativo dell'ingresso, al centro del quale è posata una tiara papale, simbolo di S. Pietro. Sopra l'ingresso una lapide ricorda il rifacimento novecentesco. Su tutta la struttura, ma si potrebbe dire e sull'intero quartiere, domina, visibile anche da molto lontano, la grandiosa cupola settecentesca a pianta ellittica che "emerge dalle articolate masse absidali, il cui elegante cornicione ci circonda la base della calotta in rame; la copertura è ripartita in due metà, nell'inferiore ai pronunciati costoloni si affacciano coppie di listoni.". Superato l'ingresso, in alto, la cantoria con un organo a canne di notevoli dimensioni costruito nel 1920. Sopra l'organo, visibile nella foto, c' era fino a qualche anno fa una grossa tela di scuola napoletana raffigurante la tradizione delle chiavi. All' inizio dell'unica navata si trovano due pregevoli acquasantiere in marmo finemente lavorate, realizzate nel 1904 dal maestro Giuseppe Vitale e dai suoi discepoli Gennaro Lombardo, Bernardino Villani e dai fratelli Pietro e Francesco Del Piano. Quattro sono le cappelle laterali. Nella prima a destra un quadro raffigurante la vergine e le anime del purgatorio opera del pittore Domenico Giglio, datato 1727, nella prima sinistra, S. Anna e Maria bambina, dello stesso periodo. Nella stessa cappella due statue lignee del settecento, S. Anna e S. Giacomino. Nella seconda cappella a destra un bellissimo quadro su tela della Madonna delle Grazie del XVII secolo, proveniente dalla omonima cappella abbattuta a seguito del sisma dell'80. Nella stessa cappella la statua di S. Pietro in legno dorato, veneratissima dai fedeli e la tomba di Giovanni Battista Guarino, parroco di S. Pietro dal 1803 al 1847, distintosi per la santità della vita e per l'amore verso i poveri, proclamato Venerabile nel 1891 dal papa Leone XIII. Nella seconda cappella a destra la tomba di Mons. Francesco Barbato, una lapide ricorda che fu protonotario apostolico, parroco esemplare, amato dal popolo, benefattore dei poveri e restauratore del tempio. La volta a botte contiene quattro grandi affreschi, di epoca incerta, raffiguranti il miracolo dello storpio operato da Pietro, la consegna delle chiavi, la vocazione di Pietro e la liberazione dal carcere. Un gradone separa la prima parte della navata dalla croce sottostante la poderosa cupola che la sovrasta, nella quale sono affrescati la gloria dei santi e i profeti maggiori, affrescati dal Bocchetti nel 1937, mentre nelle lunette sottostanti, sono affrescati i quattro vangelisti con i loro simboli. Nella croce greca, a sinistra l'altare dell'Addolorata e a destra quello detto "delle Particole" del XVIII secolo; la balaustra in marmi policromi traforati racchiude l'abside con il maestoso altare maggiore, sempre in marmi policromaci, entrambi del settecento. Sopra l'altare maggiore il trono di S. Pietro, contenente una tela raffigurante l'Apostolo benedicente e in abito liturgico realizzato della prima metà del novecento.




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